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Biografia sentimentale di Fabio Montale, parte II MilanoNera web press: Latest post Print this post Print this post
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Chourmo, la ciurma ai remi di una galera. Come dire famiglia, perché il chourmo è più di un gruppo di amici. Ha un senso più profondo, quando sei cresciuto nel Panis o in una delle tante cité della città, affollate e scolorite, lontane da tutto tranne che dalla miseria, per citare Izzo. Luoghi dai quali hai un disperato bisogno di uscire; attorno a questo desiderio di fuga, si riuniscono i ragazzi, vivendo lo stesso sogno.
Per Fabio Montale, chourmo è fare i conti con il proprio passato che torna, più vivo e doloroso che mai. Un passato con il quale non vuole e non saprebbe scendere a compromessi, e che gli impedisce di scrutare il futuro. Lole lontana. Gélou – la cugina poco più grande di lui – e la sua bellezza mediterranea che fa capolino nella sua vita dopo dieci lunghi anni. I quartieri a nord di Marsiglia, il suo vecchio settore quando era un poliziotto, in un tempo che gli sembra ormai distante e perduto. Serge, l'educatore che l'aveva tante volte aiutato nel suo lavoro e che adesso vive come un barbone. E infine la morte, anche lei troppo familiare, troppo “chourmo”.
E' appunto con la morte di Serge che tutto va in frantumi. Torna a galla il ricordo di tutte le persone che Fabio ha amato e che non ci sono più; Manu, Ugo. E ora lui, Serge. E poi Leila, troppo bella e giovane per innamorarsi di lei. Sente in bocca il sapore acre di tutto ciò che era stato e che non sarebbe stato mai più, e di tutto ciò che avrebbe potuto essere. Il gusto che assapora chi sa di essere fottuto dalla vita. Per sempre.
In questo romanzo, Izzo dipinge i fragili equilibri tra il passato ed il presente di Montale che, indagando su due eventi – la scomparsa del nipote, figlio della bella Gélou, e la morte di Serge – si ritrova a fare un bilancio tutto negativo su di sé e sulla società. Aver aperto il vaso di pandora del proprio passato lo fa sentire improvvisamente vecchio e inadeguato. Sentimenti che mutano in ribrezzo e rifiuto nello scoprire che il nipote è morto, un altro tassello da aggiungere al puzzle delle persone che non è riuscito a salvare. L'indagine gli ruba il sonno e la tranquillità; per Fabio è diventato essenziale scoprire chi ha ucciso il nipote, non per amor di verità, né per sete di giustizia. E' il chourmo ancora una volta la spiegazione; deve fare qualcosa per difenderlo, per vendicarlo. Forse per mettere in salvo i propri ricordi, e ricucire lo strappo tra il passato ed il presente, pacificandoli. Una pacificazione impossibile quanto innaturale, che amplifica l'incapacità affettiva di Fabio, rendendo impossibile un recupero del rapporto con Lole così come la creazione di un rapporto qualsiasi con altre donne, come la bellissima Cûc. Rimane sullo sfondo il senso profondo dell'ineluttabile capacità di sbagliare, insita nell'uomo, vissuta con la paura consapevole di aumentare il numero di questi errori quanto più si invecchia. Gesti irreparabili, che ti consumano.
Gesti come lasciar morire Saadna lo zingaro, espiazione per non essere stato in grado di sottrarre ai loro destini Arno e Pavie. Destini in qualche modo violentati dallo stesso zingaro corruttore. Destini che sfuggono alla comprensione ma che lasciano segni incancellabili in chi rimane; così la morte di Serge ripropone con forza il dolore antico patito dal padre di Fabio, uno dei tanti italiani del sud considerati come cani. I “cani da banchina” della vecchia Marsiglia. Arno, Pavie, Serge; un'altra pagina da aggiungere all'elenco delle perdite, pensa tra sé e sé il protagonista. Montale sarà sempre uno o due passi dietro alla propria felicità. Sempre in ritardo, il suo destino sarà sempre quello di arrivare alla fine delle cose, quando si uccide o quando si muore. E questa storia non farà eccezione: in ritardo per dare la felicità a Gélou, per sottrarla all'amore maledetto di Narni. Infine, in ritardo per salvare la giovane vita del nipote Guitou dalle stesse mani assassine del padre. Un padre inconsapevole: Gélou non gli aveva mai confidato che quel ragazzo era il frutto di una notte di follia con lui, Narni, quell'uomo che avrebbe preso il posto del suo Gino dopo che questi era stato ucciso. In ritardo di una vita, Fabio.
Nemmeno uccidere Narni – portandolo a precipitare ad una velocità folle in un punto in cui mai nessuno si era salvato – potrà mondare il cuore di Fabio da tutti i suoi fallimenti. Così Guitou e Serge – da morti ancor più che da vivi – apparterranno per sempre al Chourmo di Fabio Montale. Perché, alla fine, Marsiglia è come una nave nel Mediterraneo, e nel cuore e negli occhi del protagonista rimane solo un unico credo: l'orizzonte, che rappresenta tutto ciò che non potrà più essere, le scelte che non ha avuto il coraggio di fare. Quella vita migliore che desiderava ma che sente non era per lui. Quei viaggi che non avrebbe mai avuto il coraggio di fare, sogni del Fabio bambino. Quei sogni e quei lidi in cui trovare, finalmente, pace.

Commenti

Un commento per “Biografia sentimentale di Fabio Montale, parte II”

  1. La trilogia è Marsiglia,il mare,il vino rosato e la morte.Ma è soprattutto il valore dell’amicizia e la disillusione sui propri sogni

    Inviato da sergio frigieri | September 3, 2010, 13:34

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