eugenio scalfari
einaudi , 2010
(traduzione : N/A)
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Per l’alto mare aperto è il viaggio che Eugenio Scalfari (1924) compie alla ricerca delle proprie radici, perchè i nostri antenati non sono soltanto quelli da cui abbiamo ereditato DNA, tratti somatici e frammenti di carattere, ma anche coloro che, vissuti prima di noi, ci hanno lasciato in eredità schegge di pensiero o intere filosofie, piccole certezze o grandi dubbi, figure ideali e immagini.
Per quanto inseriti in una precisa cronologia, stretta tra la data di nascita e di morte, abbiamo tutti la possibilità di comunicare con il passato: è questa la magia della conoscenza, una delle impagabili opportunità offerte dalla lettura.
Provate a immaginare se, al vostro tavolo a cena, nel vostro salotto, al tavolino di un caffè all’aperto, sedessero, accanto ai vostri amici di questa vita, Montaigne e Cartesio, Leopardi e Rilke, Edgar Alla Poe, Tolstoj e Marx, Kant e Hegel, Stephen Dedalus (Joyce) e Marcel (Proust), ma anche Figaro, con i suoi strumenti di barbiere, il caro vecchio Don Chisciotte, e Faust, appena sancito il suo patto col diavolo; provate a immaginare se poi, alla fine di tutto, arrivasse anche Zarathustra…
Questo è il viaggio compiuto da Scalfari nel suo percorso di rivisitazione della modernità.
Un viaggio così impegnativo ha bisogno di un mito. Ad ispirare l’avventura di Scalfari è Ulisse, l’uomo dal multiforme ingegno, il viaggiatore per eccellenza, incontrato attraverso la mediazione di un altro padre spirituale, Dante Alighieri, quando né dolcezza di figlio, né la pieta / del vecchio padre, né il debito amore / lo qual dovea Penelope far lieta, / vincer potero dentro a me l’ardore / ch’i’ ebbi a divenir del mondo esperto / e de li vizi umani e del valore; / ma misi me per l’alto mare aperto / sol con un legno e con quella compagna / picciola da la qual non fui diserto (Divina Commedia, Inferno, XXVI, 94-102).
Il viaggio è periglioso, allontana dagli affetti più cari, talvolta rende impossibile il ritorno, ma è necessario: il desiderio della conoscenza è più forte.
Se il mito è Ulisse, la guida spirituale, il nostro Virgilio, è Denis Diderot (1713-1784), illuminista, promotore di quella Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des mètiers che cambiò per sempre la divulgazione del sapere in Europa.
Scalfari lo incontra nel primo capitolo, a Parigi, su una panchina dei giardini del Palais-Royal. A lui consegna la sua definizione di modernità: un’epoca iniziata con Galileo e con Montaigne, ma che con voi e i vostri amici (gli Illuministi) raggiunse il suo culmine e durò ben oltre, cambiando le sue forme e le sue tonalità ma conservando l’ispirazione iniziale.
La necessità del viaggio è pressante: i nostri giorni non sono più guidati da Atena, dea della ragione, la modernità ha ceduto il passo, i moderni superstiti vivono circondati dai contemporanei, esponenti di un’epoca dai contorni ancora incerti.
Nel frattempo, stretti dall’assedio dei contemporanei, vale la pena di navigare Per l’alto mare aperto, senza temere le tempeste, incontrando a ogni sosta menti affascinanti, con le quali discorrere del bello, del giusto, dell’amore, della scienza, della ragione, dell’etica, di donne, di Dio.
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solo scalfari può scrivere pagine e pagine senza dire niente….un genio!