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Paolo Cognetti MilanoNera web press: Latest post Print this post Print this post
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Paolo Cognetti è stato finalista del Premio Chiara 2008 con la raccolta di 5 racconti, Una cosa piccola che sta per esplodere.
Cinque racconti di formazione, protagonisti sono ragazzi che stanno per entrare nell'età adulta, con rapporti conflittuali con sé stessi e con i genitori. Il titolo “una cosa piccola che sta per esplodere” è quello che pensa guardandosi allo specchio Mina, una ragazza bassa di statura, robusta, che ricerca nel cibo e nella scrittura di racconti consolazione per l'abbandono del padre.
Protagonisti delle altre storie sono Margot, una ragazza ricca che, insieme alle sorelle, cerca di uscire dall'anoressia in una clinica svizzera, Diego, figlio di un meccanico e abbagliato dai soldi facili, Pietro un ragazzino testimone di una pausa di riflessione dei genitori e Anita una giovane contestatrice degli anni sessanta.
Storie a lieto fine, ben raccontate con una scrittura diretta e coinvolgente.

Perché hai scelto storie di ragazzi in quel particolare periodo della loro vita?
C'era un progetto letterario e una mia passione per i romanzi di formazione. Volevo confrontarmi con questo modello. Mi piace fotografare i momenti di rivoluzione nella vita delle persone e l'adolescenza mi sembrava uno di quelli. E anche perché ho 30 anni e sto facendo i conti personali con quel periodo.

Nel tuo libro mi ha colpito la descrizione di quanto prova Margot quando capisce di essere uscita dall'anoressia e nota delle trasformazioni nel proprio corpo. E' stato difficile per un ragazzo  immedesimarsi nell'intimità di una ragazza?
Ho vissuto un rapporto abbastanza conflittuale con il mio corpo, verso i 25 anni il corpo si allarga e si appesantisce, quanto avviene nel maschio è meno raccontato, è qualcosa che ho vissuto anch'io. Credo anche che tutti abbiamo un rapporto conflittuale con il cibo perché ha a che fare con il corpo e con il sesso. Mi sono immedesimato raccontando. 

Mina, una ragazza che trova nella scrittura un mezzo per razionalizzare l'abbandono del padre scrive  racconti che lo vedono come protagonista. C'è qualche metafora?
Più che una metafora è la scrittura come la intendo io, lo scrivere è tirar fuori uno dei miei demoni, dei miei traumi. Per me è molto terapeutica anche se non è strettamente autobiografica.  

Perché hai descritto rapporti conflittuali con i genitori, è stato così anche per te?
Si, ma in maniera più tranquilla e silenziosa. Sono stato un figlio poco ribelle e che andava bene a scuola. Nell'età dell'adolescenza a volte pensavo che i genitori fossero i miei peggiori nemici.

I tuoi racconti hanno finali positivi, perché credi nella forza delle giovani generazioni?
Ho sempre bisogno di amare molto i personaggi che sto raccontando. Impiego molto tempo a scrivere un racconto, i protagonisti diventano i miei amici immaginari. Dopo averli gettati nel loro piccolo inferno mi affeziono talmente che non potrei farli finire male.

Di cosa ti occupi oltre a scrivere?
Per un bel po' di tempo ho fatto documentari di argomento letterario, ritratti di scrittori.
Ora mi occupo del circolo Arci “La Scighera”. Vivo proprio di fronte. Lavoro al bar e organizzo eventi culturali, mi piace la commistione del lavoro intellettuale con quello manuale. 

Hai un metodo particolare per scrivere, un tempo e un luogo?
Scrivo soprattutto la mattina a casa, nel silenzio, una situazione molto tranquilla.
Ho smesso di credere alla figura dello scrittore notturno con il whisky e il posacenere pieno. Mi piace essere lucido e sveglio con la mia tazza di caffè. Scrivo con la matita sul mio quadernone e non so se tutto verrà pubblicato.

Ho letto che ritieni il racconto la tua forma di espressione ideale, ne se sempre convinto e perché?
Si, sono un perfezionista e il racconto è una dimensione che riesco a maneggiare. Quando un racconto è finito lo so quasi a memoria a furia di levigarlo. Mi piace entrare nella vita delle persone e uscire in modo repentino. E' come aprire una finestra e richiuderla. Un romanzo richiede una visione organica mentre il racconto è piccoli frammenti di vita.

Il 2008 ha visto l'uscita di diverse raccolte di racconti di scrittori famosi (Benni, Faletti, Oggero), pensi che sia un genere in  ascesa?
Credo che in questi anni, anche grazie alla pubblicazione della narrativa americana, che il racconto non sia più un genere minore.

C'è qualche episodio legato a questo libro che ricordi con particolare piacere?
Il libro è stato fatto leggere durante l'estate ai ragazzi di una scuola che ho incontrato recentemente. Mi ha molto emozionato l'incontro con loro.

A quando il prossimo libro?
Credo che ci vorrà ancora tempo, l'ultimo ha richiesto due anni.

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