Lo spazio sfinito

Autore: tommaso pincio
Editore: minimum fax , 2010

Articolo di chiara perseghin
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83 visualizzazioni - pubblicato il : 7-06-2011

Incuriosita dalla presenza nel romanzo di uno scrittore che io amo moltissimo, uno dei massimi esponenti della Beat Generation, mi sono immersa nella lettura de Lo spazio sfinito di Tommaso Pincio. Alludo a Jack Kerouac, protagonista assieme ad altri personaggi famosi di quel fortunatissimo periodo artistico americano che ha fatto sognare un po’ tutti. Sì perché, se io mi sono fatta attirare dalla presenza nella storia di Kerouac, c’è chi invece si potrebbe interessarsi al libro per la presenza di Marilyn Monroe, Arthur Miller, e tanti altri.

L’unica avvertenza, per chi si cimentasse nella lettura del libro di Pincio, è che i personaggi non sono quello che sembrano. Ed è proprio questa la particolarità di questo libro, e che lo rende insolito. Tutti i protagonisti de Lo spazio sfinito sono stati spogliati delle loro vere identità, l’unica cosa vera è il loro nome.

Marilyn Monroe fa la commessa in una libreria e attira l’attenzione di Neal Cassady, amico di Jack Kerouac – altro elemento reale oltre ai nomi. C’è anche una Norma Jean sposata con Arthur Miller e vivono in una casa sulla cascata. Ma Marilyn e Norma Jean non dovrebbero essere la stessa persona? Non nel libro di Pincio.

Kerouac decide di farsi mandare nello spazio a bordo della Coca-Cola Enterprise Inc. in assoluta solitudine. In realtà per Kerouac non è poi un’esperienza tanto diversa da quella vissuta nel 1956 quando trascorse nove settimane come avvistatore di incendi sulla cima della Desolation Peak (Angeli di desolazione); il periodo trascorso in orbita per la Coca-Cola, per altro, è lo stesso.

In conclusione, sentite come Pincio descrive l’inizio dell’avventura di Kerouac a bordo della Enterprise Inc.:

“Salito a bordo della minuscola navetta di controllore orbitale, Jack diede quindi inizio a un periodo della sua vita in cui avrebbe passato nove settimane a non far niente, se non starsene solo a guardare lo spazio dall’oblò per arrivare a capire che il Vuoto che gli era sembrato di riconoscere nella sua solitudine era, di fatto, il Vuoto là fuori e che lui non era andato avanti e indietro per niente, perché in realtà lui non era molto diverso da quelle Stelle che si sarebbero spente proprio come si sarebbe spento anche lui… un giorno, lontano da tutti, dal Vuoto”.





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