Cinque minuti – Un racconto del workshop NebbiaGialla 2012
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81 visualizzazioni - pubblicato il : 7-04-2012
incipit: Alle porte del buio.
Racconto di Roberta Martinelli e Antonio Polini
Quell’essere sempre sospesi fra il prendersi e il lasciarsi l’aveva stancata. Adesso basta, si disse dopo l’ennesima lite. D’ora in poi non gli risponderò più. Non mi farò più trovare. Non cederò più alle sue suppliche.
Si raggomitolò sul sedile dell’auto, pronta a spalancare la portiera e a balzare giù appena lui avesse accostato davanti al portone di casa ed era così arrabbiata che per non vederlo aveva girato il viso verso il finestrino fingendo di guardare fuori anche se non si vedeva nulla, a parte il fascio bianco dei fari, perché erano in aperta campagna.
Lo ascoltava urlare, giustificarsi e avvertiva nella sua esaltazione la follia che le stava rovinando la vita.
La nausea le attanagliava la gola. Sentiva il gelo e la paura diffondersi dal cuore al resto del corpo.
Il pensiero rimbalzava impazzito a quanto era appena accaduto.
Si era sempre chiesta come sarebbe finita tra loro. Ora sapeva che la fine era prossima.
Tenne lo sguardo fisso al finestrino, immobile. Non poteva guardarlo. Ancora non riusciva a credere a quanto era accaduto.
«Dio, ti prego, no!»
Si chiese se in qualche tempo, in qualche luogo della loro storia, avrebbe potuto impedire la loro discesa verso l’abisso. La domanda sarebbe rimasta senza risposta.
Emilio continuava a parlarle, la voce isterica, ma le sue parole le arrivavano ovattate, come da lontano.
Il ritornello di una canzone alla radio la riportò indietro di qualche anno.
Io mi vestivo di ricordi per affrontare il presente… Accecato d’amore mi stava a guardare.. E mi ripeteva sempre: sei bellissimaaa.
Un sorriso le salì alle labbra, e rimase lì.
Lo ricordò i primi anni di Università, bello e sicuro di sé. Agli incontri studenteschi parlava di giustizia e di una società migliore e incantava tutti.
Se ne era innamorata quasi subito.
Allora credeva in lui. Era diventata la sua ragazza, poi la sua compagna inseparabile. Non si era posta molte domande nel corso della loro storia. Tutto quello che lui faceva per lei era giusto.
C’erano stati momenti bellissimi, notti uno accanto all’altra a scrivere e stampare volantini insieme con gli altri studenti, l’entusiasmo della loro giovinezza e la convinzione di sapere tutto, di essere dalla parte giusta.
Poi era cominciata la violenza. Dapprima piccole schermaglie con le forze dell’ordine poi, scontri a fuoco. Allora si era spaventata, erano cominciati i litigi, le lacrime, i tentativi di convincerlo a lasciare la lotta armata, per lei, per loro.
Tutto inutile.
Anche quella sera aveva provato a dissuaderlo, era più nervosa e agitata del solito.
Lui aveva archiviato le sue suppliche e l’aveva convinta, ancora una volta, a seguirlo.
Quella notte erano morte tre persone.
Emilio imprecò. Il tono della sua voce la spinse a distogliere gli occhi dal finestrino. Solo allora vide le luci azzurrognole dei lampeggianti al centro della strada, a una cinquantina di metri da loro.
La fine era arrivata.
Si voltò, finalmente, verso Emilio e capì che non si sarebbe fermato.
Nel silenzio della notte si udirono tre-quattro spari, rapidi, in successione.
La loro auto sbandò sulla destra e finì la sua corsa nei campi.
I poliziotti trovarono lei sull’erba, il corpo scomposto e il viso affossato nella brina di quella notte di febbraio. Emilio riverso sul volante, il sangue che scivolava dalla tempia e colorava di rosso il pullover azzurro.
Alla radio Loredana Bertè cantava.
… Io uscivo a cercarti nelle strade, tra la gente. Mi sembrava di voltarmi all’improvviso e vederti nuovamente e mi sembra di sentire ancora: sei bellissima».
Categorie: NebbiaGialla, racconti, racconti workshop
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