Claudio Brachino e Barbara Benedettelli
Articolo di Ambretta Sampietro
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1.040 visualizzazioni - pubblicato il : 24-09-2008
Oltre al lavoro comune, nel libro Claudio Brachino ha messo la razionalità e Barbara Benedettelli il cuore.
Come mai avete pensato di raccogliere storie noir prese dalla cronaca in un libro?
C: Dalla strage di Erba, fatto accaduto l'11 dicembre 2006 ma che equivale all'11 settembre della nostra storia. Mi era sembrato che questo caso meritasse un approfondimento. Abbiamo preso anche altre storie a cui le agenzie dedicano non più di 4 5 righe e le abbiamo estese.
B: Perché nel nostro programma televisivo abbiamo trattato casi di cronaca, raramente avvenuti in Italia, e ci aveva colpito molto la posizione delle vittime e dei loro parenti. Abbiamo scritto il libro per scuotere gli animi su questo aspetto. L'idea è partita dal delitto di Erba, Claudio era rimasto sconvolto vedendo le foto del piccolo Youssef, per come gli assassini avevano infierito su di lui. Noi siamo genitori di un bimbo che ha circa la stessa età.
Perché avete scelto proprio queste storie e non altre analoghe?
C: Le abbiamo scelte in base al principio semantico del filo rosso della convivenza, inteso come casa e come rapporto personale. Abbiamo privilegiato alcuni casi quali l'omicidio di Meredith, Via Poma, il delitto di Mara, l'addestratrice di delfini e Christa Wanninger.
B: Oltre alla vicenda di Erba, abbiamo scelto le storie più importanti e emblematiche dei conflitti tra vicini di casa. Il condominio è metaforicamente la vicinanza.
Perché la dedica alle vittime?
C: Perché in mancanza della certezza della pena gli unici che pagano per questi delitti sono le vittime e i loro parenti condannati all'ergastolo del dolore.
B: Perché sono l'unico elemento del delitto che spesso viene dimenticato
Come siete venuti in possesso dei documenti processuali del delitto di Erba che avete riprodotto?
C: Grazie al mio lavoro di giornalista, tramite alcune fonti ma non trasgredendo più di tanto il principio base di riservatezza. Per esempio non abbiamo pubblicato la perizia del professor Massimo Picozzi.
B: Attraverso colleghi giornalisti, avvocati, medici, ecc.
Oltre a scrivere la prefazione il professor Picozzi è intervenuto nella stesura del libro?
C + B: No, però ci ha fornito alcuni documenti.
Come giornalista e autrice televisivi, cosa pensate del fatto che in Italia i processi diventano fenomeni mediatici e si svolgono più in televisione e sui giornali che nelle aule dei tribunali?
C: Dal mio punto di vista sono poco moralista, fanno fare ascolti televisivi e si vendono bene. L'importante è il business. A volte si eccede nelle fonti e nella mancanza di riservatezza. Il grande Eduardo De Filippo, del quale sono stato allievo, diceva : Se volete fare teatro andate nelle aule dei tribunali. Lì c'è la vita vera in tutte le sue espressioni.
B: In televisione i telegiornali e i programmi legati alla cronaca avrebbero il dovere di riportare i fatti, purtroppo la morbosità della gente fa sempre salire l'audience e ne viene tenuto conto.
Non vi siete sentiti un po' voyeurs occupandovi di questi casi?
C: No, voyeurismo è essere in posizione di puro sguardo, noi siamo andati dentro i casi.
B: No, per niente. Mi sono messa dentro le storie e ho voluto riportarle per sensibilizzare il lettore.
E' stata positiva l'esperienza della scrittura a quattro mani?
C: Si, anche se essere in due a scrivere è sempre complesso, ma quando le persone sono legate è naturale scambiarsi opinioni e stimoli. Abbiamo personalità vicine, ma molto distanti nel rapporto con la realtà.
B: Si, qualsiasi cosa facciamo insieme è positiva, dove non arriva uno arriva l'altro. La nostra discussione è costruttiva perché c'è stima di fondo.
Lo rifareste?
C: Si, subito!
B: Si, ma solo dopo aver pubblicato un libro mio.
Categorie: apertura, interviste
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Commenti
Un commento per “Claudio Brachino e Barbara Benedettelli”
complimenti per il suo libro