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L’amore in bocca MilanoNera web press: Latest post
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Share La casa editrice Fernandel ha recentemente pubblicato il nuovo libro di Marco Rossari. Una raccolta di poesie essenzialmente anche se arricchita da un racconto. WhiteSide ha intervistato l'autore.

Qual è il tuo rapporto con Charles Bukowski, autore che io amo molto e a cui tu hai dedicato la tua tesi di laurea?
Ormai è nullo. Non lo leggo più. E' uno scrittore-santino che aiuta a sbloccarti, ma non a crescere. In più nella sua opera c'è di tutto: poesie velleitarie, riuscitissime, esilaranti, amare, inutili, diaristiche. Tante cose mediocri e tante unghiate riuscite. Credo che resteranno soprattutto alcuni racconti ("Musica per organi caldi") e una manciata di poesie (soprattutto quelle di "L'amore è un cane venuto dall'inferno"). I romanzi, invece, li trovo più noiosi. Resta un grande autodidatta; uno che è cresciuto in pubblico, pubblicando tutto. Charles Bukowski è il più plebeo, nel bene e nel male, degli scrittori marginali americani. Aveva un grande sense of humour. Gli piaceva Mahler. Scriveva troppo. Ci mancherà.

Come hai convinto la Fernandel a pubblicare un libro di poesie che notoriamente è un genere che in libreria non si vende?
Quando ho accennato a Giorgio Pozzi, patron di Fernandel, che avevo delle poesie, mi ha guardato come se gli avessi annunciato la mia imminente dipartita per Atlantide. Poi le ha lette e gli sono semplicemente piaciute. Qualche dubbio restava. Allora gli ho mandato a casa un'esuberante ventenne rumena e lui mi ha proposto un Meridiano Poesia. Ci siamo accontentati di questo volumetto.


Le tue poesie passano dal molto aulico all'estremamente diretto. Perché?

Tu pensi? Ma no, quello aulico è un tono che non mi si addice: troppo hard. Ho un amico poeta che è stato censurato in Rai per il sintagma "vegg'io", contenuta nella lirica che doveva leggere da Antonella Clerici. Un altro - in seguito a un sonetto elegiaco sui riflessi del chiaro di luna adombranti i tratti dell'amata - ha ricevuto una denuncia per oltraggio al pudore. Io sono troppo conformista, non me la sento. Insomma uso termini come cazzo, fica e culo soprattutto per pudore.




Le donne entrano spesso nei tuoi componimenti. Fonte d'ispirazione privilegiata?

Le donne entrano nei miei componimenti a forza. Scassano la serratura, buttano giù la porta, ravanano nei cassetti. E mi trattano come uno schiavo. Ogni donna per me è una Annie Wilkes alla Stephen King: sono in ostaggio e scrivo per lei. Ma il mio sogno è versificare sul mercato azionario o sulla bellezza delle Dolomiti.




Quando e come nascono le tue poesie?
Le mie poesie nascono da sole, vengono fuori già con le parole, poi le butto nel cesso perché mi ricordano una canzone di Vasco Rossi. Ho scritto queste poesie come venivano: per divertirmi, per non ammazzarmi, o forse per provare l'ebbrezza di andare a capo prima del margine e vedere se riuscivo a tenere la curva. Superomismo, volontà di sfida, sprezzo del pericolo: ecco cosa mi spinge a sedermi a un tavolino, sotto una luce fioca, e scrivere versi. Compra questo libro su Libreria Universitaria

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