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I racconti del workshop Nebbiagialla: R.T.

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15 visualizzazioni - pubblicato il : 13-03-2011

La fuga

Terminò di leggere l’articolo in preda ad una incontenibile agitazione. Chi se lo sarebbe potuto aspettare da una signora dall’aria così per bene? Bella, bionda, giovane, ricca… Un bel giorno aveva piantato casa e marito ed era sparita nel nulla.

Studiò la fotografia. “Non ci si può fidare delle impressioni”, pensò non senza una buona dose di ironia. “sicuro come l’oro che parenti, amici e vicini di casa saranno pronti a giurare davanti ai microfoni dei giornalistiche non era tipo da colpi di testa. Che era una persona tranquilla, tutta casa, marito e chiesa”. Ma sapeva che le stesse persone, e su questo avrebbe scommesso qualsiasi cosa, mentre giuravano avrebbero pensato l’esatto contrario. “Oh si che era il tipo, altroché! Con quella faccia da santarellina, questo e altro…” Sorrise al pensiero. Sapeva che bastava tirare i fili giusti e alla fine il peggio delle persone viene alla luce.

E soprattutto risulta imprevedibile la quantità del peggio, spesso devastante, a volte persino incommensurabile.

Ripensò ad Anna, lontana, tanto lontana da giustificare, eventualmente, una narrazione imprecisa, magari spudoratamente imprecisa.

Invece no, con lucida, chirurgica e dolorosa precisione ripercorse tutta la vicenda. Trentacinque anni, tre settimane, 5 giorni…l’incertezza riguardava l’ora esatta.

Il DOLORE che la rievocazione comportava annullò l’esigenza di quantificare i minuti e i secondi, insomma questo cazzo di dolore che montava soffocò la possibile collocazione temporale.

Meglio aprire un sacco di nebbia per ammorbidire i contorni, per restituire un briciolo di dignità ai ricordi.

Loro due, seduti nella 500 blu dal piglio vagamente racing, lei bella, bionda giovane e ricca, lui semplicemente inquieto con qualche velleità movimentista. Lei, bella da far male, lei che lo coccolava, lo guidava, prendendolo per mano, alla scoperta del risotto (rigorosamente al dente) col nero di seppia, impiattato con grazia a lui sconosciuta.

Poi, un giorno, la bella, giovane e bionda aveva aperto il tettuccio non sapeva più se per lasciar entrare la primavera o per permettere che uscisse il disagio e gli aveva spiegato che era finita. Aveva narrato di nuovi progetti e lui aveva guardato la sua vita dipanarsi con… un altro.

Non l’aveva più rivista. Lei aveva costruito , in rapida successione, nuove vite. Aveva fatto figli.

Lui l’aveva spiata grazie ad amici comuni, coltivando il sogno di una presunta, profonda complicità… dentro il quale lei era rimasta comunque, bella, bionda, giovane e ricca. Sempre alla ricerca di un senso.

L’autore di questo racconto preferisce mantenere l’anonimato firmando con la sola sigla R.T.



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