Sbirritudine
SBIRRITUDINE È BASATO SULLA STORIA VERA DI VENT’ANNI DI “VITA, OPERE E OMISSIONI DI UN POLIZIOTTO SICILIANO DI PROVINCIA.
UNO DI QUELLI SCOMODI, INCAZZATI, CHE NON FANNO COMPROMESSI NEANCHE CON I SANTI: UNO SBIRRO MALATO DI SBIRRITUDINE.
IN NOME DELLA GIUSTIZIA È PRONTO A RISCHIARE TUTTO: LA CARRIERA, L’AMORE, LA VITA. UNA STORIA VERA.
Conosce le loro regole, ma non è uno di loro. Sopporta notti insonni e lunghi appostamenti, inseguendo segreti antichi come l’Italia. La gente lo guarda da lontano, con sospetto. Perché un poliziotto siciliano, in Sicilia, è quasi un controsenso: è un traditore, un terrorista, un matto che si ostina a credere nella giustizia quando nessuno ci crede più. È un uomo destinato a restare solo. Forse per questo ha qualcosa che gli altri poliziotti non hanno: un vero e proprio sesto senso per la mafia. Gli uomini d’onore la chiamano “sbirritudine”, e lui ce l’ha all’ennesima potenza: a capo di una squadra investigativa speciale, da anni cerca di scardinare il clan di Fifi Bellingeri, che sta insanguinando le strade di Prezia. Inchiesta dopo inchiesta si avvicina al suo obiettivo, ma ogni volta la cattura sfuma all’improvviso. Interessi personali, collusione, falsi incidenti, truffe: gli ostacoli sono sempre nuovi e arrivano soprattutto dall’alto, perché nel sistema sono tutti d’accordo, come ai tempi del Gattopardo. Ma per lui lottare contro Cosa Nostra non è una scelta, è la vita. Per arrivare fino in fondo dovrà sfidare la legge, i superiori, i mafiosi stessi, disobbedendo agli ordini e vivendo nell’attesa, nascosto e braccato come un predatore. O come un latitante. Perché in una terra di nessuno, in cui Stato e mafia si confondono, assomigliare ai propri nemici è molto più facile di quanto non si pensi.
ERANO TUTTI FERMI: I MAFIOSI, LO STATO, OGNI COSA IMMOBILE. L’UNICO A CORRERE ERO IO. PER QUESTO DOVEVO ESSERE FERMATO.
Nel corso di una notte che non ne vuole sapere di finire, uno sbirro stanco e demotivato deve decidere cosa rispondere a una telefonata che lo raggiungerà l’indomani mattina.
Non riuscendo a dormire, esce di casa e inizia a percorrere in macchina i teatri delle battaglie che ha combattuto. E ricordando i colleghi, gli appostamenti, gli uomini d’onore farà il giro dell’intera Sicilia e di se stesso: come la lancetta di un orologio che cerchi di battere il tempo giusto, consapevole che di giusto ormai non è rimasto più niente.
Sbirritudine è un romanzo ispirato a fatti realmente accaduti, seppur luoghi e personaggi siano di fantasia. Sbirritudine racconta vent’anni di vittorie e di sconfitte. Vent’anni di riflessioni su Cosa Nostra, la Sicilia e i siciliani. Un viaggio nel cuore stesso della mafia, della politica e della trattativa costante tra stato e criminalità. Vent’anni trascorsi in quella grigia terra di confine dove non ci sono amici, né alleati o leggi, ma solo connivenza, corruzione e prevaricazione.
Con una scrittura tesa e affilata che non lascia respiro al lettore fino alla fine del romanzo, Glaviano ci consegna un romanzo che dipinge la realtà della trattativa Stato-Mafia nel dettaglio della provincia siciliana e allo stesso tempo traccia a grandi pennellate la condizione schiacciante in cui molti servitori dello Stato si trovano a operare. Attraverso la potente voce narrante dello sbirro, il lettore partecipa all’esperienza tragica ed eroica di chi, lasciato solo, non si rassegna a piegare la testa al crimine organizzato.
Da una dichiarazione dell’Autore:
Il primo incontro con questo poliziotto e il suo sesto senso per la mafia è avvenuto nel preciso istante in cui il mio disincanto per come le cose continuavano ad andare in Sicilia e la sua rabbia contro tutto e tutti erano entrambe arrivate al limite.
È bastata una lunga chiacchierata e il protagonista del romanzo, la sua volontà ferrea e i suoi demoni hanno iniziato a prendere vita. Poi per arrivare a creare un mondo dalla geografia alterata, i cui personaggi hanno nomi di fantasia e la maggior parte degli avvenimenti reali sono tagliati con finzione pura, ci sono voluti mesi e mesi di fugaci incontri, costante elaborazione e febbrile creazione.
Ma su una cosa siamo stati subito d’accordo: qualunque cosa fosse stato questo racconto, doveva assomigliare a un urlo. Doveva essere forte, deciso, feroce, spietato, sincero e vero. Un grido di rabbia liberatorio. Per me, per lui, per coloro che sono morti combattendo, per tutti i vivi convinti che le cose possano cambiare.
Giorgio Glaviano, siciliano, lavora a Roma come sceneggiatore per Rai, Mediaset e Sky (tra i suoi lavori, “Il sorteggio” con Beppe Fiorello e “Il signore della truffa” con Gigi Proietti). È autore di due saggi sulla serialità americana. Sbirritudine è il suo primo romanzo.