L’erede del tempo
“L’erede del tempo” di Franco Scaglia è un giallo storico-religioso che ripropone la figura di padre Matteo: teo-archeologo che nelle vesti di “custode di Terra Santa” si è occupato di importanti ritrovamenti sul Monte Nebo, la cresta montuosa che nella Giordania occidentale consente la vista sulla Terra Santa e sulla valle del Giordano.Matteo sta attraversando un periodo nel quale mette in discussione il suo ruolo (“Il mio destino è fuggito e con lui è fuggita questa città che era il mio destino. E rammenta: una persona deve sempre muoversi nella direzione segnata dai battiti del proprio cuore”) e la sua permanenza a Gerusalemme: così decide di lasciare il Medio Oriente e di tornare a Roma. Si congeda dagli amici, che appartengono a diverse etnie e religioni, e durante il commiato riceve qualche avvertimento (“Sento voci che mi preoccupano sul tuo conto. Nulla di preciso, ma hai pestato i piedi a qualcuno”).
I segnali inquietanti culminano nell’omicidio del rabbino Shlomo (“Qualcuno gli ha tagliato la gola”), un amico impegnato nella riscoperta delle opere musicali composte dai deportati nei lager (“Trecento partiture composte da musicisti deportati”).
A Roma, ospite dell’amico Padovani, Matteo incontra persone dal profilo controverso che lo conducono sulle tracce di Madame Ruiz, un’ambigua miliardaria che nella sua villa in Turchia custodisce opere d’arte e una macabra collezione di strumenti di tortura. La donna ha infatti finanziato il concerto delle musiche di un’ebrea deportata, Fanny Camondo, per ottenere in cambio…
Rispetto ai numerosi romanzi storico-religiosi che hanno tentato di emulare il successo de “Il codice Da Vinci”, Franco Scaglia compone opere incentrate sulla ricerca umana e teologica con una pregevole ambientazione in Terra Santa (“Matteo replicò che considerava la Sharia un errore culturale prima che religioso e il gesto di quella donna lo testimoniava”). Con quest’opera, riflette sull’importanza storica che potrebbe avere il ritrovamento di manoscritti di Gesù:
“Se le lettere esistevano, costituivano un patrimonio inestimabile dal punto di vista religioso.”
“Si sarebbe potuto fare l’analisi grafologica della sua scrittura” e “avere così la possibilità di tracciare il DNA di Gesù”.
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