La bionda dagli occhi neri
Raymond Chandler ha creato il personaggio. Humphrey Bogart, Robert Mitchum ed Elliott Gould l’hanno interpretato sul grande schermo. Benjamin Black (pseudonimo dello scrittore John Banville) l’ha riportato in vita dopo più o meno mezzo secolo. Parliamo di Philip Marlowe, investigatore privato solitario e tormentato, a volte cinico e irriverente. Antieroe romantico, poco incline ai compromessi e incapace di tenere la bocca chiusa nemmeno nelle situazioni più complicate. Con il romanzo “La bionda dagli occhi neri”, Banville ha accettato una sfida difficile, quasi impossibile. Roba da farsi molto male. Lo scrittore irlandese (vincitore nel 2005 del Booker Prize), al contrario, non solo non ne esce con le ossa rotte, ma riesce a portare a casa un ottimo risultato. Il suo Marlowe, infatti, ha poco da invidiare all’originale. Guida sempre la sua Oldsmobile, fuma una sigaretta dopo l’altra, beve parecchio ed è fatalmente attratto dalle belle donne. Soprattutto quelle pericolose. La trama è classica. Da manuale di scrittura hard-boiled. Banville ha studiato tanto e bene e da l’impressione di esservi divertito parecchio durante la stesura del libro, concedendo piena libertà alla sua penna. Gli ingredienti ci sono tutti e sono ben miscelati. Una Los Angeles in bianco e nero degli anni cinquanta con Hollywood sullo sfondo, un mistero da svelare (un mediocre agente di aspiranti star scomparso, forse morto, ma probabilmente no), un buon numero di cadaveri e soprattutto una protagonista affascinante. Femme fatale alla Jean Harlow, misteriosa e seducente. Anche lo stile non si discosta da utilizzato da Chandler. Periodi brevi e incisivi. Pochi aggettivi, tanto ritmo e linguaggio “da strada”, realistico senza mai risultare povero. Grande attenzione ai dialoghi, ricchi di humour nero, sempre taglienti e misurati, tanto che sembrano quasi scritti per il cinema. Una lettura da affrontare mettendo da parte lo scetticismo e il timore di trovarsi di fronte a una brutta copia dell’originale. Perché “La bionda dagli occhi neri” è un ottimo romanzo, in grado di soddisfare anche i palati più esigenti. Come quello di Stephen King (“Raymond Chandler, da qualche parte, sta sorridendo per questa bellissima interpretazione del romanzo hardboiled, che ne rende alla perfezione i toni malinconici. E’ una grande storia, ma la cosa più incredibile è la capacità di Benville di cogliere l’effetto complessivo della prosa di Chandler sui lettori… ho amato questo libro. È stato come se un vecchio amico, un amico che credevo morto, fosse ricomparso all’improvviso”). Ultima, ma non meno importante, segnalazione per l’ottimo lavoro si traduzione a cura di Irene Abigail Piccinini. That’s all. Marlowe è vivo, lunga vita a Marlowe.
Compralo su