Il silenzio della bassa
Celeste è la figlia brava, studiosa, profonda. L’unico gioiello della famiglia Maccaferri, nucleo piccolo borghese da anni residente a pochi chilometri fuori dalla città, che si trova ad attraversare una crisi economica che non lascia tregua. Sua sorella, Angelica, fa propri tutti gli stereotipi dell’adolescente difficoltosa, solitaria, indifferente a ciò che la circonda. Il padre e la madre sono una coppia di ex liceali innamorati, stancamente uniti nel trascorre la giornata con i propri, singoli, problemi. Lei casalinga disperata in cura presso uno psichiatra dell’AUSL, che i privati costano ormai troppo, lui dipendente di una società finanziaria in balia della crisi economica, che si ritaglia piaceri fugaci nelle lunghe assenze di lavoro. Celeste, l’unico raggio di luce, è scomparsa. Al villaggio Airone, agglomerato urbano in cui la gente è di passaggio come l’uccello che gli dà il nome, non la si vede più sfrecciare in bicicletta. La ricerca la Polizia di Stato. Indagine classica. Colloqui con i compagni di classe, con la famiglia. E’ un pool di persone che si occupa del caso della giovane ragazzina. C’è la psicologa, l’esperto della polizia postale, il poliziotto che fa la parte del duro e il commissario. La ricerca anche Galeazzo Trebbi, pensionato ex questurino. Un segugio che, ai suoi tempi, aveva un tartufo che funzionava molto bene. Con gli anni le disgrazie che lo hanno colpito lo hanno imbolsito nel fisico e, ancor più, nell’animo, ma il mestiere e l’intuito non l’hanno abbandonato. Gli serve del denaro, per mantenere le cure della figlia, e lavora per Fiorella Benedetti, primadonna della televisione locale Emilia Futura, che conduce un simil Chi l’ha visto?, eccezionale contenitore delle peggiori piccole cose di pessimo gusto che accadono in provincia. Ognuno ha un obiettivo, nella ricerca. Che sia dare in pasto nuovi dettagli ai viziosi telespettatori o fornire al Pubblico Ministero un nome definitivo sul rapitore, l’indagine è rapida e serrata. Passano i giorni e, si sa, quando una persona scomparsa non riappare, si fa sempre più concreta l’ipotesi peggiore. Si tratta di comprendere il movente, oltre il chi. Sarà un gioco di squadra a fare luce sull’accaduto. Massimo Fagnoni racconta con dovizia di particolari sia il lato professionale che personale dei personaggi che, intrecciandosi, riempie l’universo narrativo; è attento nel dotare di caratteristiche prettamente noir non solo i protagonisti ma anche le comparse della storia e si prodiga nel rappresentare il sobborgo di pianura dove vive la famiglia Maccaferri come un “luogo non luogo” in cui i residenti sembrano fluttuare immersi nella nebbia, reale, che avvolge un sito nato per via artificiale. Se non appare con chiarezza chi sia il vincitore, ben noto è il perdente. La piccola borghesia, non più solo quella pronta a spettegolare in nome del civile rispetto, come cantava Claudio Lolli, ma persino artefice e approfittatrice delle proprie disgrazie.
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