Il filo d’oro
Un monaco benedettino prestato all’attuale scienza della scrittura? Parrebbe di sì perché Ewan Clayton il famoso calligrafo – docente alla facoltà di Arti, Design e Media presso l’Università del Sunderland, in Gran Bretagna, dove dirige il Centro Internazionale di Ricerca Calligrafica – negli anni ottanta era un monaco benedettino nella Worth Abbey, nel Sussex, che però in seguito ha abbandonato il monastero per lavorare presso il Xerox’s Palo Alto Research Laboratory ( il PARC), il luogo o forse meglio dire il tempio dove stati inventati i computer connessi in rete, le finestre di Windows, l’Ethernet, la stampa laser e dove sono state gettate le basi dell’odierna scrittura elettronica.
«Le nuove tecnologie ci permettono di reinventare il nostro rapporto con la parola scritta » ha dichiarato Clayton. E quindi non posso che perfezionare il mio cappello di attacco, aggiungendo: dal meditativo rigore del chiostro alla moderna tecnologia della scrittura dei nostri giorni.
Dice Clayton del suo saggio “Il filo d’oro”: « è la storia degli uomini che hanno cambiato la scrittura e poiché tutti noi siamo gli eredi delle scelte che loro hanno fatto, è anche la nostra storia».
Con uno stile incisivo, facile e accessibile che accompagna il lento scorrere delle tante e ricche informazioni che ci portano dai secoli più bui e lontani fino al nostro oggi per un saggio pieno di dettagli esplicativi, semplici, chiari e che tengono viva la sua narrazione. Un perfetto punto di avvio per ricostruire tutto quanto si sa sulla scrittura di tutti i tempi.
Una lunga e documentata ricostruzione di una tecnica che, partita sulle pareti rocciose di Wadi el Hol, nell’Alto Egitto, si ferma, per ora, nei laboratori della Silicon Valley. Tremila anni con milioni di mani che hanno composto miliardi di parole scritte, riportate su pezzi di coccio, tavolette d’argilla, rotoli di papiro, tavolette di cera, marmi, pergamene, penne d’oca, pennini, penne a sfera, penne biro, macchine da scrivere, codificata per schermi pixelati di computer, senza dimenticare i significativi murales delle periferie metropolitane…
Ma poi la scrittura, secondo Ewan Clayton, è anche atto fisico, oltre che intellettuale. Infatti è frutto di un movimento, che coinvolge le dita della mano, il braccio e la spalla. Un miracolo di concatenazione che, servendosi della sua dimensione artigianale e iconografica, ha favorito nei secoli la trasmissione della conoscenza. Le lettere dell’alfabeto diffondono suoni, concetti e, con una loro intrinseca realtà sembrano quasi disporre di “odore”, “consistenza”, “luminosità” e persino “colore”. Il filo d’oro è un inno a uno scrivere posto davanti a una nuova sfida, forse la più dura da affrontare: scriviamo sempre di più, ma in che modo?
L’autore narra dell’infinita epopea, di quel miracolo culturale che è la parola scritta, da sempre strumento insuperabile di comunicazione e motore di progresso sia culturale, scientifico o politico dell’umanità. Viviamo un periodo di svolta epocale ricco di grandi stravolgimenti tecnologici. Tuttavia mai come ora gli uomini scrivendo, e magari inconsapevolmente, continuano a tramandare, adattandoli, quei segni che vengono da una lunga storia, che poi è quella del genere umano.
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