Anatomia di un incubo
“Noi siamo uguali”. Un uomo in punto di morte pronuncia queste parole guardando il figlio negli occhi. L’uomo però è un serial killer e queste parole pronunciate sul lettino dell’esecuzione capitale continuano a riecheggiare nella mente del giovane, come una minaccia latente, un destino da combattere. Il ragazzino crescendo diventa uno dei più abili profiler al mondo, dotato di un fiuto infallibile per leggere e decifrare i comportamenti dei più temibili assassini in circolazione. Che sia proprio il suo sangue “avvelenato” a dargli questa abilità? Dopo un periodo nel FBI, Jefferson Winter, lascia i federali e si dà alla libera professione, accorrendo dove c’è bisogno del suo intuito e della sua esperienza. La sua missione lo porta a Londra, dove un maniaco cattura e tortura le donne senza però ucciderle, ma imprigionandole in se stesse lobotomizzandole, riducendole come bambole rotte, come suggerisce il titolo originale “Broken dolls” Ha già colpito quattro volte e va fermato prima che colpisca ancora. La trama non è particolarmente originale, la storia però è ben costruita, il personaggio principale intrigante e la suspense non manca. La narrazione in prima persona è coinvolgente e la scrittura ha il pregio di essere essenziale e di non perdersi in inutili descrizioni o divagazioni. Una lettura piacevole che non delude gli amanti del genere. Il personaggio di Winter è protagonista di altri due libri usciti in Inghilterra dopo il successo di “Anatomia di un incubo” ,