Fabio Fracas in pillole
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Fabio Fracas, scrittore, sceneggiatore, fondatore della scuola di scrittura MacAdemia di Padova e collaboratore di MilanoNera, risponde alle nostre domande:
Il libro (di un altro) che avresti voluto scrivere e il libro (tuo) che NON avresti voluto scrivere
Esistono molti libri di altri autori che avrei voluto scrivere io. Per vari motivi. Ne cito solo due, provocatoriamente, appartenenti a categorie diametralmente opposte: "Vite parallele" di Plutarco - perché è uno splendido esempio di letteratura mista a filosofia, mistero e naturalmente, storia - e "Il codice da Vinci" di Dan Brown - perché con i diritti d'autore avrei potuto dedicarmi, senza affanni economici, a scrivere quello che più mi interessa -. Il libro mio che non avrei voluto scrivere è "Lunghi viaggi in brevi spazi". Credo che sia il mio lavoro più riuscito - dal punto di vista letterario e fino al 2004 - ma poiché è un libro di narrativa composto da racconti e poesie, nessun editore - a parte un'edizione speciale a tiratura limitata - ha avuto il coraggio di pubblicarlo. E questo mi ha fatto sorgere vari dubbi sulla letteratura, in genere, e sulle motivazioni della scrittura.
Sei uno scrittore di genere o scrittore tout court, perché?
Sono un scrivente tout court. Ho cominciato a lavorare in ambito editoriale nel 1988 e a fare le prime pubblicazioni nel 1992. Ho scritto di tutto e ho toccato quasi ogni genere. Dall'horror alla fantascienza, dal fantasy al giallo e al noir. Dalle avventure per i giochi di ruolo ai "libri gioco" e alle sceneggiature. Senza dimenticare la narrativa e la poesia. Adesso, oltre ai lavori letterari miei e a quelli che curo - sono anche un editor - scrivo principalmente libri e articoli anche tecnici e sulla musica.
Un sempreverde (libro) da tenere sul comodino, una canzone da ascoltare sempre, un film da riguardare...
"Goedel, Escher, Bach: un'Eterna Ghirlanda Brillante" di Douglas R. Hofstadter, prima edizione del 1979 e attualmente pubblicato presso "gli Adelphi".
"Praise You", Fatboy Slim.
"The Blues Brothers" di John Landis con John Belushi e Dan Aykroyd.
Si può vivere di sola scrittura oggi?
Dipende. È il solito problema legato alle definizioni. Se lavori nell'ambito del mondo delle lettere e ti occupi di più attività - quindi: non pensi di sopravvivere solo grazie ai diritti d'autore - scrivere diventa un mestiere come qualsiasi altro. E in quanto tale può essere più o meno remunerativo. In considerazione di un numero elevatissimo di fattori.
Favorevole o contrario alle scuole di scrittura creativa? Perché?
Che dire: io la mia scuola, la MacAdemia - assieme alla poetessa Federica Castellini - l'ho fondata. Ma come specifico sempre, si tratta di una piccola accademia di narratologia. Da noi si imparano i rudimenti e gli strumenti della scrittura, ci si confronta con i vari aspetti del congegno e dell'invenzione narrativa e soprattutto, si legge moltissimo. Per questo motivo, il nome completo della MacAdemia è "MacAdam - MacAdemia di Scritture e Letture di Fabio Fracas". Da noi, inoltre, ci sono delle premesse fondamentali che devono essere accettate "in toto" prima di poter partecipare ai corsi. Le principali le ho riassunte in un articolo che ho pubblicato qualche anno fa proprio sull'argomento. Comunque - dal mio punto di vista - bisogna essere molto chiari e corretti: non è possibile insegnare la creatività ne, tantomeno, garantire a chiunque di riuscire a trasformarlo in uno scrittore. Anzi, proprio per ribadire il concetto, in MacAdemia la parola "scrittore" è bandita e al massimo, si può aspirare a diventare dei competenti "scriventi". Se a qualcuno può interessare il pezzo di cui ti parlavo, lo può leggere integralmente qui.
Tu ti sei occupato e ti occupi anche di sceneggiature. Che effetto fa vedere "in scena" i tuoi lavori?
Parto dalla seconda parte della domanda: un effetto piacevolissimo! Io, poi, da questo punto di vista mi reputo molto fortunato: ho potuto scrivere sceneggiature per il cinema, per il teatro, per i fumetti e persino per i videogiochi. Fra i lavori che ricordo con maggiore soddisfazione c'è quello sulla sceneggiatura originale di "Dragonheart": il film del 1996 diretto da Rob Cohen e interpretato da Dennis Quaid. Ne ho tratto un libro gioco, pubblicato per i tipi della Nexus, dal titolo "L'ultimo drago". L'anno scorso, ero in teatro con un lavoro giallo/noir dal titolo "La cena dei serpenti" - scritto con l'allievo e amico David Conati - e contemporaneamente è stato pubblicato, grazie alla casa editrice Stratelibri, il primo fumetto dedicato ad Arthin: uno dei miei personaggi storici. I lavori sui videogiochi, infine, mi hanno visto parte di progetti realizzati con The Dawn Interactive. Attualmente ci sono parecchie collaborazioni in essere, oltre al seguito di Arthin, e per il futuro mi auguro di poter esplorare anche altri campi come, per esempio, quello della sceneggiatura per la televisione.
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Finalmente qualche informazione su di te meno fumosa della fotografia che accompagna i tuoi pezzi. Era ora.
Quindi come dice il mitico Joliet, sei in missione per conto di Dio! Scherzo… bel curriculum e buoni gusti cinematografici.
Complimenti…ma continua lo spazio nero vero?Un saluto pasquale Ale
@Mario L.: non sempre gli aspetti pi� evidenti sono quelli pi� interessanti. E poi, ti assicuro che non perdi nulla nella “fumosit�” della foto. Un saluto,
@Ale: ben detto! Il mitico Joliet Jake – e naturalmente suo fratello Elwood – avevano una missione. Io, pi� semplicemente, ammiravo – e ammiro – la loro capacit� di credere e di impegnarsi per uno scopo, per un ideale. Naturalmente era – ed � – un film ma il messaggio rimane comunque, a mio avviso, valido.
Cero che “Lo spazio nero” continua! Oramai non saprei quasi farne a meno! Grazie del tuo commento e a un caro saluto,
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