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Saggio su Jean Claude Izzo – 1.3 Uomini Perduti MilanoNera web press: Latest post Print this post Print this post
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Al termine del romanzo Marinai perduti Izzo redige una nota:

«[...] quanto a Marsiglia, la mia città, ho voluto metterla in scena,
ancora una volta, perché in questa storia potessero echeggiare gli
interrogativi più attuali sull’avvenire del Mediterraneo. Mi sono
ampiamente ispirato agli scritti di Fernand Braudel, Il Mediterraneo,
e soprattutto alla pregevole opera di Predrag Matvejevic Breviario
mediterraneo che credo dovrebbero ispirare chi ha la responsabilità
del divenire di questa regione del mondo».

Il Mediterraneo di cui parla Izzo è la nuova (forse è meglio dire
rinnovata) frontiera europea, il fondamentale quesito a cui le nostre
coscienze devono dare una risposta ricca di senso per la salvaguardia
di una cultura millenaria, che si declina in tante culture.
Siamo destinati ad una mescolanza di idee, di odori, di costumi, di
razze. In fondo, però, il Mediterraneo ha cullato tutti; abbiamo una
stessa madre che abbraccia la totalità dei bacini del Mare Nostrum; un
unico Dio, come spiega sapientemente l’islamista francese Roger
Arnaldez; una comune ascendenza dalla terra -il grano, l’ulivo, la
vite, le arance, i limoni, i pomodori vengono da lontano attraverso il
mare- come Braudel argomenta nel suo saggio più noto e come Montale
sa, quando si mette a cucinare o a mangiare le pietanze di Honorine,
straordinariamente capace di “far restare tenere carni e verdure”
(Solea) .
L’arricchimento della nostra storia comune e della nostra personale
biografia dipende dal modo in cui affronteremo questi temi, e dal
grado in cui ci faremo coinvolgere, senza pregiudizi e con
consapevolezza.
Izzo l’ha capito prima di molti studiosi e ci ha lasciato, coi suoi
scritti, un percorso bibliografico per capire e i prodromi di un nuovo
sentire sociale.
Louis Brauquier, poeta marsigliese, si rivolge ai lettori coi versi
“uomini perduti di altri porti, che portate con voi la coscienza del
mondo!”.

Izzo ci chiama marinai perduti. E nell’epilogo del libro È
mezzogiorno a Marsiglia e la vita continua
ci spiega come ritrovarci.

«Dovevano parlare, spiegarsi. Ecco cosa dovevano fare. Il più presto
possibile. Era sempre lei a fare il primo passo, a provocare le
discussioni, le spiegazioni. Sì, era così. Doveva ammetterlo. E allora
che male c’era? Nessuno. E che importava, in fin dei conti visto che
era la loro vita a essere in gioco. La loro vita, non il loro amore.
[...] Il giorno prima era andata a trovare lo stregone Diou. “Non si
deve mai smettere di cercare” le aveva detto. “Ma l’importante è la
disposizione d’animo con cui lo si fa”. Aveva meditato su quella frase
per tutta la notte».

Continua…

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