Top

giancarlo briguglia

Saggio su Jean Claude Izzo – 1.1 Marinai Perduti MilanoNera web press: Latest post Print this post Print this post
Invia questo articolo ad un amico Invia questo articolo ad un amico

Share

«Quanti porti conosceva che stavano sprofondando nell’oblio? C’erano
sempre meno porti, sempre meno navi, e sempre meno marinai. Era così
dappertutto. [...]. Aveva l’impressione che un mondo stesse finendo.
Il suo mondo. Sì, quel secolo stava voltando pagina. E lui era nella
pagina da voltare. In quell’altro secolo si dimenticheranno persino di
Ulisse, pensò. Si ricordò che suo padre, nelle sue lettere, si
riferiva esclusivamente all’antichità.

“Varchiamo le Colonne d’Ercole,
la punta ove morì Anteo…”. Chi potrà ancora dire su quale isola
prima dell’Oceano abitava Calipso, che sedusse Ulisse senza riuscire a
trattenerlo?».

Diamantis, marinaio greco, secondo di una nave destinata al disarmo, è
anche poeta. La deriva di cui parla non riguarda la sua sola vicenda
personale, ma coinvolge un’intera flotta di uomini tesi a combattere
coi venti del cambiamento.

«Come se entrambi – Izzo qui si riferisce a Diamantis e a Mariette –
fossero consci di non avere futuro. O, meglio, che il loro futuro era
in quel passato che gli stava scivolando fra le dita». Diamantis è
consapevole del degrado morale che lo circonda, dell’abbandono del
mondo durante la notte, degli inganni del mare, della parte di
infelicità che ognuno si porta dentro.

Lo sanno anche Abdul Aziz, comandante libanese della sua stessa nave
-l’Aldébaran-, il turco Nedim, le donne amate, e che sanno amare, nei
porti del Mediterraneo, Céphée, Melina, Aysel, Amina, Mariette, Gaby,
Lalla; lo sa il cuore di Marsiglia diviso da neri, bianchi, esuli,
ribelli e rassegnati.
I personaggi di Izzo sono uomini e donne che solcano -ognuno come può-
il mare; persino laddove il porto e i marinai non vengono raccontati.
Essi abitano lo spazio che non appartiene a nessuno, le acque
internazionali dell’anima dove la vita è spogliata dagli abiti
superflui dell’apparenza ed è ammantata dalle metafore, dalle
narrazioni, dai paradigmi che ruotano attorno all’agire umano.

Pare che, pagina dopo pagina, si chiarifichino i nostri dilemmi
sentimentali e si colgano le ragioni culturali delle analogie e delle
differenze che, passando i confini, anche labili, anche all’interno di
uno stesso continente, si percepiscono sui volti degli uomini.
Non è difficile, durante la lettura, ritrovarsi impigliati ai legacci
che saldano assieme il presente al passato remoto, alla tradizione, ai
miti, alle semantiche millenarie.
Il lettore è costretto a ricordare -quanto meno a domandarsi- su quale
isola abitasse Calipso, su quali coste fosse approdato Ulisse. Izzo
insegna a chiedersi come stanno le cose, a coltivare un profondo
desiderio di conoscere la storia degli uomini e anche la propria
personale.

Leggere i noir izzoniani significa perdere e ritrovare sé stessi, sino
a rivivere la condizione di felicità che tutti, almeno per una volta,
ha accarezzato, e che ci ha inumidito gli occhi con le lacrime.
Continua…

Compra questo libro su Libreria Universitaria

Commenti

2 commenti per “Saggio su Jean Claude Izzo – 1.1 Marinai Perduti”

  1. Izzo… bravi a ricordarlo

    Inviato da ftdenard | November 20, 2010, 13:31
  2. Mi fa piacere che dedichiate a Izzo, grande scrittore della Mediterraneità, questo approfondimento settimanale delle sue opere.Mi sembra un’ottima iniziativa da estendere anche ad altri autori.

    Inviato da Arianna | November 20, 2010, 16:56

Inserisci un commento

 
 
Bottom