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La mia banda suona il (punk) rock MilanoNera web press: Latest post
coniglio
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Un uomo sosta al bancone di un pub, in un sabato sera qualunque. Sta iniziando a stonarsi di birra in attesa che i suoi amici si facciano vivi. Ma proprio in quegli istanti appare una visione inaspettata. Quando si è annebbiati dall'alcol non si colgono i particolari, le sfumature. La nottata prende una piega tutta sua, trascinata dal ritmo legnoso del punk. C'è un po' di sesso, un po' di droga e una montagna di rock and roll. E poi ci sono gli amici. Quelli che sanno darti una pacca sulla spalla nei momenti giusti. Quelli che riescono sempre a far finta che non sia successo niente.
C'è la provincia, il mare e c'è un desiderio di uscire da una realtà che forse va un po' stretto. C'è un colpo di scena finale.
C'è questo e molto altro nel romanzo La mia banda suona il (punk) rock del teramano Manuel Graziani.
WhiteSide ha incontrato l'autore.
Quanto c'è di te nel protagonista della vicenda? L'ambientazione ci sembra molto famigliare...
L'ambientazione è certamente famigliare, non lo posso negare. È fuor di dubbio che la storia raccontata ne "La mia banda..." sia, in una qualche misura, autobiografica. La noia - o forse sarebbe meglio dire il "gratificante ozio" - della provincia, lo stare piantati al bancone di un pub in attesa che si consumi l'ennesimo sabato sera sempre uguale, gli amici che qualunque cosa accada ti ripetono che in fondo non è successo niente: sono tutte situazioni che ho vissuto. Nel protagonista spero di averci messo un po' della mia autoironia ma, in realtà, più che nel protagonista mi sono "nascosto" nelle pieghe dei personaggi secondari... nel gestore del pub, Pino, che sbava letteralmente per il juke-box appena acquistato e piazzato nel suo locale... nella sconfinata passione di Ferdi per il rock and roll oscuro e scombinato... nel silenzio sornione di Aldo... nell'imbarazzo di quel cagasotto di Gigi...

A chi ti ispiri quando scrivi e quanto la musica entra nella tua scrittura?
Come molti (te compreso, immagino) sono stato folgorato da quel vecchio sporcaccione di Bukowski, è stato lui a “spingermi” a ticchettare sulla macchina da scrivere. Il Punk diceva “eccoti 3 accordi, adesso fai una canzone”... uno come Bukowski, pagina dopo pagina, era come se mi dicesse “eccoti 3 parole, adesso scrivi un racconto”. Malgrado il vecchio Hank amasse la musica classica e detestasse il rock, secondo me è stato un grandissimo “scrittore punk”. Poi, come i molti di cui sopra (te compreso, ri-immagino) me ne sono distaccato. Sono molte le cose che mi ispirano: la straordinarietà e l'inettitudine di chi mi circonda, l'adorabile insipienza e l'involontaria comicità della televisione, la visionarietà del cinema, la forza della letteratura e, chiaramente, l'effetto dirompente che il rock and roll ha su di me. Di musica "rock" ne sono da sempre un famelico ascoltatore e, da qualche anno, ne scrivo regolarmente su un po' di riviste. Quindi certa musica - che per comodità etichetterò come garage punk - è parte della mia vita, inevitabile che entri nelle cose che scribacchio.

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